
Trama:
Cosa succede se, all’improvviso, vengono meno tutti i punti di riferimento della tua vita?
Viviana, manager in carriera, da un giorno all’altro si trova costretta a fare i conti con tutto ciò che ha lasciato in Italia quando, otto anni prima, è andata via. Soprattutto con la figlia Atena, una dodicenne troppo perfetta per avere la normale vita di un’adolescente, che viene seguita come un’ombra dall’amica Celeste, talentuosa ma troppo ingenua, a sua volta provata dalla perdita della madre e dal rapporto col padre Silvano.
I quattro si trovano così a dover circoscrivere un nuovo concetto di famiglia, perdendo pezzi e guadagnandone altri, ricomponendosi in figure geometriche più solide e sfaccettate. E se la sfortuna, per una volta, lasciasse il passo al destino e a una seconda occasione per essere felici?
È la prima volta che mi trovo di fronte ad una storia che mi dà la sensazione di essere stata scritta a quatto mani e questo per me è stato sia un dato positivo che negativo. Non avevo mai letto nulla di Pitti Duchamp e scoprirla con Geometrie Variabili credo che sia stata una bella sfida da ambedue le parti. Quando si legge per la prima volta un’autrice già conosciuta si ha spesso paura di non capirla fino in fondo e credo che questo stesso discorso possa essere fatto anche dalla parte opposta; ho compreso Pitti e la sua scrittura? Mentirei se vi dicessi di no ma ci tengo a dirvi che nonostante io abbia apprezzato molto la sua scrittura e particolarmente la storia da lei raccontata, ho fatto un po’ di fatica ad entrare al 100% nel romanzo e non perché sia scritto male o non mi abbia lasciato delle emozioni dentro; credo di non essere abituata a leggere una storia in cui i protagonisti non sono più due ma quattro e tutti e quattro diversi l’uno dall’altro. I capitoli iniziali sono stati quelli più duri ma man mano che ho proseguito con la lettura, sono riuscita ad apprezzarla molto di più e a far chiarezza anche se ho notato una certa rigidità nei capitoli che non mi ha fatto particolarmente impazzire; mi spiego meglio e con poche parole. I capitoli di Geometrie variabili mi sono sembrati molto schematici, quasi come se l’autrice fosse particolarmente attenta a non dire/scrivere di più e, di conseguenza, ho avuto spesso la sensazione che i capitoli finissero con una certa rigidità.
Per quanto riguarda i personaggi portati in vita da Pitti, sono stati ben descritti sia dal punto di vista fisico che da quello emotivo e caratteriale, ben descritti anche i luoghi e qualsiasi descrizione presente in Geometrie variabili. Un altro fattore che mi è particolarmente piaciuto è questo richiamo al titolo del libro che torna più e più volte, non solo nei momenti in cui l’autrice lo scrive ma anche e soprattutto durante i vari cambiamenti, litigi, riappacificazioni dei nostri quattro personaggi. Insomma i momenti di suspense non mancano e chiunque legga questo libro può capire quanto sia così vicino alla realtà e quanto il tutto non si fermi soltanto al “racconto di un libro”.
La tematica principale di Geometrie Variabili è l’amore che viene avvicinato ad altri tre argomenti importanti che sono quello del perdono, dell’abbandono e quello della crescita. Queste tre tematiche sono state trattate da Pitti con estrema delicatezza ed è stata molto attenta a non banalizzare nessun aspetto di essi e a far sì che ogni personaggio si prenda il tempo necessario per metabolizzare ciò che è successo nella sua vita e nelle relazioni padre figlia, madre figlia. Ho amato molto leggere del rapporto di amicizia che lega Celeste e Atena e ancor di più ho apprezzato come l’autrice, attraverso la madre di una e il padre dell’altra, sia riuscita a far capire quanto sia importante sentirsi legati a qualcuno ma anche quanto un legame possa rivelarsi tanto spesso morboso e, di conseguenza, quanto sia importante riuscirsi a dare dei limiti. Certo, avrei preferito leggere qualche capitolo in più sull’importanza di rivolgersi ad uno psicologo per superare la perdita di un genitore ma confesso che anche in questo passaggio ho percepito tanta verità e realtà; ancora oggi, pur ritrovandoci spesso ad ascoltare l’appello di tanti personaggi pubblici riguardo all’importanza di parlare della salute mentale, accettare il fatto di aver bisogno di parlare con uno psicologo o che un figlio ne abbia bisogno non è mai facile. Questo rifiuto è ben visibile e ben scritto in ogni pagina dedicata all’argomento in Geometrie variabili e il modo in cui Viviana ha parlato a Silvano di tale argomento, mi ha fatto desiderare di leggere ancora più parole confortanti, forti, decise e capaci di smuovere il lettore riguardo ad un argomento così importante.
Come vi dicevo, un’altra tematica ben trattata è quella del rapporto genitori/figli; tante volte i figli fanno da genitori e i genitori si comportano da figli e leggendo con attenzione il libro di Pitti, i passaggi in cui ciò accade sono davvero emozionanti e fanno riflettere; come fa riflettere la voglia di viversi e la paura di lasciarsi andare che Silvano e Viviana hanno, soprattutto dopo la morte delle persone che hanno amato per tanto tempo, seppur con molti momenti di crisi. Ecco, mi riferisco anche a questo quando vi parlo di un libro capace di raccontare la realtà: si può amare nonostante i momenti di crisi e dai momenti di crisi si può imparare ad amare di più se stessi. L’amore verso sé stessi è un’altra bella tematica sottilmente trattata dall’autrice ma che tutto sommato sembra proprio essere alla base della nascita e dello sviluppo di questo romanzo.
Non vi dirò che Geometrie Variabili è una lettura semplice perché non lo è ma posso dirvi che vale la pena di essere letto e forse riletto una seconda volta per riuscire a capire fino in fondo le vite di Celeste, Atena, Viviana e Silvio… Una splendida e complessa famiglia che trovano la stabilità nel loro momento più alto di instabilità. 💚
VOTO: ⭐⭐⭐⭐


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