Recensione romanzo: La bellezza del male di Carmen Weiz.

Trama:

“Ti prometto la vita se mi prometterai la morte.”

”Direttamente dalle foreste di pini in Svizzera arriva…
Si dice che il tempo guarisca ogni ferita, e forse queste parole portano con sé una certa verità. Cosa succede, però, se le ferite non guariscono correttamente? Quando i tagli lasciano delle orrende cicatrici e le ossa rotte si rinsaldano ma non tornano più come prima?
E quando si tratta dell’anima? Se è rimasta coinvolta nella rottura, ritrovandosi lacerata e sofferente…
L’agente Sophie Nowack, delle forze speciali svizzere Enzian, lo sa bene. Reduce da un terribile avvenimento, che le ha cambiato per sempre la vita, giorno dopo giorno si strugge per portarla avanti.

Un’esistenza fatta di segreti inconfessabili, celati dietro a un lavoro nel quale eccelle: infiltrarsi nei peggiori ambienti, attraverso volti che non sono mai il suo, alias che nascondono la sua vera personalità.

“Cosa puoi scegliere, quando non ti è rimasto niente?”

Le lancette del destino li ha allineati. Lei ha commesso un semplice errore e a quel punto il suo destino è passato nelle sue mani.
Per lei, il male non è mai stato così affascinante come nel momento della resa dei conti. Aveva le sembianze della persona che aveva sempre desiderato, colui che aveva posseduto i suoi sogni.

Carmen Weiz ritorna con una storia straziante, trattando uno degli abbandoni più dolorosi… quello della propria anima, e per farlo crea un antagonista di una crudeltà indimenticabile, e l’unica donna che possa fermarlo prima che nuoccia di nuovo.

“Correresti questo rischio? Metteresti in pericolo la tua incolumità, la tua anima, la tua vita…Tutto per conoscere… la bellezza del male?”

Secondo volume autoconclusivo della serie Swiss Legends. Contiene alcune descrizioni intense, consigliato ad un pubblico adulto.

Leggere La bellezza del male di Carmen Weiz è stato un viaggio intenso e sorprendente. I primi capitoli mi hanno incuriosita, ma con il passare delle pagine ho sentito che la narrazione perdeva un po’ di ritmo. È stato solo verso la metà del libro che la storia ha ripreso vigore, catturandomi completamente. Quello che ho trovato straordinario è stato esplorare la mente complessa della protagonista, Sophie Nowack, un’agente delle forze speciali svizzere, segnata da un passato traumatico che la tormenta costantemente. Il suo sviluppo psicologico è descritto in modo impeccabile, e si percepisce quanto Carmen Weiz abbia approfondito lo studio dei suoi personaggi. Alla fine del libro, infatti, l’autrice cita i testi consultati per costruire la psicologia dei personaggi e affrontare le delicate tematiche trattate. Dal 55% in poi, la storia diventa più intensa e coinvolgente, con personaggi ricchi di sfumature e dinamiche psicologiche sempre più intriganti. L’antagonista è descritto con un fascino oscuro che incarna perfettamente il concetto di “bellezza del male” e la lotta interiore di Sophie creano una tensione narrativa potente. Questa lettura mi ha ricordato la mia esperienza con Unique, il primo volume di questa saga, in cui la violenza psicologica subita dalla protagonista, Lara, è descritta con tale intensità che in alcuni passaggi mi sono sentita nei suoi panni, provando paura e angoscia. Anche in La bellezza del male, Sophie affronta demoni interiori e una lotta psicologica magistralmente delineata. Entrambe le protagoniste sono donne complesse, forti ma vulnerabili, capaci di evolversi e affrontare le sfide più dure grazie alla loro determinazione. Un altro elemento che mi ha colpita in entrambi i romanzi è la costruzione dei personaggi, sempre ben definiti e realistici. In La bellezza del male, il modo in cui l’autrice svela lentamente le loro personalità mantiene alta la tensione. Un aspetto particolarmente intrigante è l’uso della tecnologia moderna, rappresentata da un’app di incontri che si trasforma in un labirinto di inganni e pericoli. Dietro un profilo perfetto può celarsi una mente oscura e manipolatrice. È un richiamo inquietante alla vulnerabilità della nostra epoca digitale, in cui ciò che appare sicuro e familiare può rivelarsi tutt’altro che innocuo. Un profilo accattivante, un sorriso rassicurante, una promessa allettante… basta un attimo per scivolare oltre il velo della realtà e ritrovarsi intrappolati in un gioco perverso, dove fidarsi può significare perdere tutto.

La scrittura di Carmen Weiz è sempre fluida e molto dettagliata, evidenziando una ricerca meticolosa che rende la trama credibile e coinvolgente. Le descrizioni abbondano, dipingendo una Svizzera dalle atmosfere cariche di mistero. In alcuni momenti, avrei preferito un ritmo più incalzante, meno rallentato da descrizioni dettagliate ma questa ricchezza descrittiva contribuisce a immergere il lettore tanto nell’ambiente quanto nella complessità psicologica dei personaggi, facendo emergere tutta la profondità della narrazione.


La bellezza del male esplora con intensità temi complessi come la violenza psicologica, la manipolazione emotiva e il controllo mentale. L’autrice non si limita a raccontare eventi drammatici, ma conduce il lettore nelle profondità della mente di Sophie Nowack, protagonista tormentata dal suo passato e intrappolata in una rete di segreti. La sua battaglia interiore rappresenta una continua lotta contro le ombre che le oscurano la mente e la sua ricerca di riscatto è il fulcro dell’intera narrazione. Uno degli aspetti più affascinanti e ben sviluppati da Carmen nel suo romanzo è il trattamento della schizofrenia di Sophie. Carmen Weiz riesce a rendere tangibile la frammentazione della sua psiche, mescolando realtà e allucinazioni in un intreccio inquietante, in maniera impeccabile. Questo aspetto ci porta ad esplorare la vulnerabilità e la resilienza della protagonista. Il suo conflitto interiore è un viaggio doloroso ma necessario verso la verità e la libertà personale. Il romanzo affronta anche, come già detto, temi contemporanei legati all’uso della tecnologia, centrale anch’essa nella storia.


I personaggi sono delineati con grande profondità e sfaccettature complesse. Sophie è fragile e determinata, sospesa tra la sua missione professionale e il desiderio di liberarsi dai propri demoni. L’antagonista, una figura enigmatica e manipolatrice fino a quasi la fine del libro, incarna il perfetto esempio di “bellezza del male”: attraente ma letale, affascinante ma spietato.



La bellezza del male è un thriller psicologico potente, che combina una narrazione avvincente con un profondo studio delle menti dei suoi personaggi. È una storia che esplora il lato più oscuro dell’animo umano, rivelando quanto possano essere labili i confini tra realtà e illusione, fiducia e tradimento, vittima e carnefice.

VOTO: ⭐ ⭐ ⭐½

Lascia un commento

Restiamo in contatto!