
Trama:
È la storia di Andrea e Clara, una coppia che si forma durante la pandemia poco dopo il primo lockdown. Vivono in città diverse anche se non molto lontane, hanno già figli e divorzi alle spalle ma credono nella possibilità di una relazione tra loro. Durante una vacanza sulle Alpi ritrovano il bisnonno di Andrea caduto nella grande guerra e di cui si erano perse le tracce per la misteriosa forma d’oblio generato dal lutto vissuto da sua moglie Rosa. Questo incuriosisce Clara spingendola a chiedere di conoscere la storia della famiglia di Andrea e, attraverso il racconto di essa, il suo compagno. Subito dopo inizia il secondo lockdown che impedisce loro d’incontrarsi. Sarà la condizione per cui Clara si fa promettere da Andrea di proseguire la storia scrivendo esclusivamente a mano e spedendola per posta: vuole che possano condividere qualcosa di materiale e così mantenere vivo tra loro il senso del tatto, quello più colpito dal COVID. Andrea accetta e, il ritorno a carta e penna, diventerà un’intima avventura attraverso il tempo in cui farà scoperte su di sé, sulla sua famiglia e sul rapporto con Clara, ma anche lei, per diverse vie, ne farà altrettante e inaspettate.
Prometti che mi scrivi – Una qualsiasi storia di Covid è un romanzo che si legge con il cuore in mano. Una storia apparentemente semplice da leggere, ma che racchiude un’intensità emotiva stratificata, profonda come le lettere che ne sono il cuore pulsante. Ubaldo Sagripanti sceglie di raccontare un amore nato in un tempo sospeso, quello della pandemia, e lo fa con una scrittura quasi poetica, attenta ai dettagli, capace di muoversi su più piani temporali senza mai perdere coerenza e delicatezza. Il racconto non si sviluppa soltanto lungo due assi temporali ma attraversa anche generazioni: quella che ha vissuto il lockdown in prima persona, e quella degli adulti (genitori, nonni e bisnonni), custodi di memorie lontane, come quelle della Grande Guerra. Il romanzo diventa così un ponte tra epoche e sensibilità diverse, un dialogo ininterrotto tra ciò che siamo stati e ciò che siamo diventati. A emergere più di ogni altra cosa è il valore della memoria, della comunicazione autentica, della resilienza, ma anche un’idea diversa, potente dell’amore: è ascolto, è ricostruzione, è fiducia da costruire giorno dopo giorno, parola dopo parola. E la forma epistolare, lontana dalla frenesia digitale, restituisce verità e naturalezza al dialogo umano. Le tematiche sviluppate sono molte; lungo il racconto, si attraversano eventi storici, memorie di guerra, traumi generazionali e riflessioni che parlano anche del nostro tempo: un presente in cui ci siamo scoperti vulnerabili e, forse, più bisognosi di verità e vicinanza. Andrea e Clara sono i personaggi principali ma è interessante come anche quelli “secondari”, attraverso il racconto della storia familiare di Andrea, diventano anch’essi protagonisti assoluti. Il distacco temporale lo si sente solo nelle parole scelte, nella semplicità della vita vissuta a quei tempi rispetto ai tempi più recenti, nella bellezza dell’esporre i propri sentimenti e stati d’animo con purezza, la stessa purezza che portano avanti Andrea e Clara.
La scrittura di Ubaldo Sagripanti ha una qualità quasi poetica: ogni parola è scelta con attenzione, ogni frase trasmette qualcosa. Lo stile è pulito, diretto e così vivido che mi è sembrato di vedere i personaggi e le scene davanti ai miei occhi, come se non stessi leggendo ma vivendo tutto in prima persona. La storia di Andrea e Clara si sviluppa in un contesto di isolamento e incertezza ben reso dall’autore; non vi nascondo che in molte pagine ho rivissuto anch’io il perdiodo del lockdown, le incertezze, le paure e angosce…Sentirne parlare attraverso i pensieri dei due protagonisti è come ascoltare la me di qualche tempo fa. Davvero potente. Un aspetto che ho trovato davvero originale è la struttura del romanzo: i capitoli alternano presente e passato, dando voce sia alla relazione tra Andrea e Clara, sia ai ricordi della famiglia di Andrea. C’è una bella distinzione tra i due piani narrativi, si sente il cambio di tono, ma tutto scorre con naturalezza. I capitoli ambientati nel passato sembrano quasi un romanzo nel romanzo, quello che Andrea dedica ai suoi familiari, come se stessimo leggendo le pagine di un libro scritto da lui. E questa doppia narrazione arricchisce la storia, la rende più profonda e coinvolgente. Come vi dicevo, è proprio nella scelta epistolare che il romanzo trova la sua originalità: durante il secondo lockdown, Andrea e Clara si raccontano attraverso lettere, dando vita a un dialogo intimo che attraversa generazioni, eventi storici, memorie familiari e riflessioni personali: la scoperta della storia dimenticata del bisnonno di Andrea, soldato caduto durante la Grande Guerra, innesca una rievocazione che attraversa il Novecento fino ai giorni nostri e leggerne le pagine è stato come ascoltarne la testimonianza di un nostro caro parente.
Anche i personaggi sono ben costruiti e autentici, a partire dai due protagonisti: Andrea e Clara. Andrea è un personaggio complesso, che trova nella scrittura un modo per dare forma non solo al presente, ma anche a un passato rimasto per troppo tempo inascoltato. All’inizio sembra quasi restio a guardarsi dentro, come se avesse paura di riaprire vecchie ferite o fosse semplicemente troppo preso dalla frenesia della sua vita, della sua quotidianità. Ma il lockdown, con il suo silenzio e la sua lentezza forzata, lo spinge a fermarsi. Le lettere a Clara diventano così il suo spazio sicuro, il suo modo per ricostruire la memoria familiare e dare voce a tutto ciò che era stato dimenticato o messo da parte. Scrivendo, Andrea non racconta solo una storia: la ricuce. Ogni parola diventa un tassello nel tentativo di comprendere le proprie radici e anche se stesso. La scrittura diventa un ponte tra epoche e generazioni, ma anche tra il suo mondo interiore e quello di chi legge. Clara, al contrario, è una presenza più silenziosa ma non meno centrale. Ha una grande capacità di ascoltare e accogliere senza giudicare, e questi aspetti la rendono il punto di riferimento emotivo della storia. È attraverso di lei che Andrea riesce davvero ad aprirsi. Clara diventa quasi l’alter ego del lettore: non interviene, non forza, ma c’è. E nella sua discrezione si nasconde un ruolo fondamentale, perché è proprio il suo ascolto attento a permettere ad Andrea di ritrovare la voce per raccontarsi. Con delicatezza, Clara lo accompagna nella riscoperta della propria storia familiare, aiutandolo a dare un senso a ciò che per anni era rimasto in sospeso.
Il romanzo affronta temi universali: il lutto, la perdita, la ricerca di senso, la fragilità delle relazioni, la forza dell’eredità affettiva e la riscoperta di sé attraverso l’altro. Al centro c’è la fragilità dei legami umani, ma anche la loro forza: quella che nasce dall’ascolto, dalla memoria, dal bisogno di sentirsi parte di qualcosa che ci precede e ci supera. Una delle riflessioni più forti, però, riguarda il valore della memoria e della storia personale e collettiva. Andrea, attraverso le lettere e la scrittura, riscopre le radici della propria famiglia, ricostruendo vicende dimenticate che parlano non solo di guerra, ma anche di amore, dolore e coraggio. E in questo, il romanzo ci ricorda quanto sia importante tramandare le storie, perché ciò che conosciamo oggi lo possiamo raccontare domani. Così come i nostri nonni ci hanno parlato della guerra, noi un giorno parleremo del Covid: ogni generazione ha il suo dolore, il suo silenzio e la sua rinascita.
Il titolo Prometti che mi scrivi non è solo una richiesta d’amore, ma una promessa di esistenza, di connessione che sfida la distanza e il tempo. Scrivere diventa il nostro modo di non sparire, di restare vivi nel ricordo dell’altro. Andrea scrive, Clara legge. Andrea ricostruisce, Clara accoglie. È in questo delicato equilibrio che nasce il loro legame. E in questo legame si riflette quello tra noi lettori e lo scrittore: lui ricostruisce, noi leggiamo, noi accogliamo. Il libro diventa così un viaggio dentro l’animo umano, con tutte le sue ferite, ma anche con la sua straordinaria capacità di guarire, di reinventarsi, di lasciare una traccia indelebile. Una traccia che va oltre le parole, che vive nel cuore e nella memoria. Perché scrivere non è solo raccontare. È vivere, è resistere, è non dimenticare mai.
VOTO: ⭐⭐⭐⭐⭐

Lascia un commento