
Trama:
In un universo composto da ventuno arche, tante quanti sono i pianeti che orbitano intorno a quella che fu la Terra vive Ofelia. Originaria dell’arca “Anima”, è una ragazza timida, goffa e un po’ miope ma con due doni particolari: può attraversare gli specchi e leggere il passato degli oggetti. Lavora come curatrice di un museo finché le Decane della città decidono di darla in sposa al nobile Thorn, della potente famiglia dei Draghi. Questo significa trasferirsi su un’altra arca, “Polo”, molto più fredda e inospitale di Anima, abitata da bestie giganti e famiglie sempre in lotta tra loro. Ma per quale scopo è stata scelta proprio lei? Tra oggetti capricciosi, illusioni ottiche, mondi galleggianti e lotte di potere, Ofelia scoprirà di essere la chiave fondamentale di un enigma da cui potrebbe dipendere il destino del suo mondo. Fidanzati dell’inverno è il primo capitolo di una saga ricca e appassionante che sta conquistando migliaia di lettori giovani e adulti.
Da tempo desideravo immergermi nella saga di Christelle Dabos, di cui avevo sentito parlare spesso e bene. Grazie a Storytel ho colto l’occasione per ascoltare il primo dei quattro volumi di questa serie fantasy fuori dagli schemi, capace di creare un universo affascinante, complesso e intriso di mistero.
Le prime impressioni sono state molto positive: la voce narrante di Liliana Bottone, con il suo tono pacato e d’altri tempi, ha saputo accompagnarmi in punta di piedi dentro questo mondo sospeso tra realtà e immaginazione. Anche Ofelia, la protagonista, mi ha conquistata subito con la sua autenticità. Ho amato i suoi silenzi, i suoi gesti impacciati, quel modo di esistere ai margini senza chiedere troppo spazio. Merito anche della narrazione, che ha saputo valorizzarne ogni sfumatura. Eppure, con il passare dei capitoli, quella scintilla iniziale ha cominciato ad affievolirsi. Non per colpa della voce narrante, sempre precisa, rilassante e misurata, ma per la struttura stessa del romanzo, che procede con un ritmo molto lento. Il testo si appesantisce su descrizioni dettagliatissime, indugiando spesso più del necessario. Così, anziché perdermi nella storia, mi sono ritrovata a lottare per restarci dentro. Solo negli ultimi due capitoli ho ritrovato la scintilla iniziale. Credo che in questo primo volume l’autrice abbia voluto puntare tutto su una bella e riuscita caratterizzazione dei personaggi e su un worldbuilding costruito con un’accuratezza meticolosa, scegliendo di prendersi tutto il tempo necessario per delineare ambienti, dinamiche e atmosfere. C’è chi lo ha apprezzato e chi, come me, ha faticato un po’ ad arrivare in fondo. Ahimè.
Detto ciò, la curiosità di andare avanti c’è…eccome! Questo primo volume ha le basi per diventare una saga di spessore: l’ambientazione è unica, i personaggi hanno molto da raccontare, e il potenziale narrativo è evidente. In particolare, voglio capire come si evolverà la relazione tra Ofelia e Thorn: un legame strano, silenzioso, spigoloso… ma che promette sviluppi interessanti. Anche le tematiche, proprio come piace a me, toccano corde universali sotto una superficie fantasy che le rende ancora più curiose. Centrale è il tema della solitudine, del sentirsi fuori posto, del non trovare immediatamente un proprio ruolo. Una sensazione che accompagna molti, sia giovani che adulti, in diversi momenti della vita. Ed è forse proprio questo che mi ha colpita di più: la capacità del libro di farci riflettere su quanto sia comune sentirsi estranei: a un luogo, a una relazione, a una versione di noi stessi.
Christelle Dabos ha uno stile che punta tantissimo sull’atmosfera e su un worldbuilding raffinato e pieno di sfumature. La sua scrittura è molto visiva, piena di descrizioni e immagini evocative, e ti dà davvero la sensazione di entrare in un mondo che ha una sua logica, un suo respiro, un tempo tutto suo. Ma proprio questa attenzione ai particolari rischia anche di rallentare troppo il ritmo. In più punti ho avuto la sensazione che la storia si fermasse un po’, che ci si perdesse nei dettagli anziché andare avanti. È tutto scritto con grande cura e precisione, ma resta un romanzo impegnativo, che richiede attenzione e pazienza. L’audiolibro, da questo punto di vista, è stato una vera salvezza: la voce di Liliana Bottone è perfetta per questa storia: tono calmo, un po’ retrò, che riesce ad accompagnarti anche nei passaggi più lenti.
Ofelia è senza dubbio il cuore pulsante del romanzo. Non è l’eroina classica dei fantasy, con grandi imprese o un carattere spigoloso e deciso…per ora! È piuttosto timida, impacciata, silenziosa, quasi invisibile agli occhi degli altri. Ed è proprio questa sua vulnerabilità che la rende autentica e riconoscibile. La sua capacità di leggere la storia nascosta negli oggetti e di osservare il mondo da una prospettiva diversa le conferisce un fascino tutto suo. Il rapporto con Thorn, uno dei personaggi più enigmatici e difficili della storia, è lontano dai soliti cliché romantici. È fatto di silenzi, di sguardi sfuggenti, di piccoli gesti carichi di significato: un amore che non si impone, ma si insinua piano piano, con delicatezza. Adoro questo tipo di dinamica, spesso definita “Grumpy x Grumpy” (due caratteri burberi e riservati che si sfidano e si scoprono lentamente, una chimica rara e molto particolare, che rende la loro relazione unica e autentica). Anche gli altri personaggi sono ben tratteggiati e aggiungono profondità alla narrazione. Personaggi come Berenilde, con il suo carattere tagliente, portano quel tocco di imprevedibilità che movimenta la trama. Questa cura nel delineare personaggi sfaccettati e dinamiche complesse è uno degli aspetti che ho apprezzato di più, perché rende la storia viva, credibile e profondamente umana.
Fidanzati dell’inverno affronta tematiche profonde e universali, spesso nascoste dietro la facciata del fantasy: la solitudine, quel senso di estraneità che chiunque di noi, prima o poi, prova nella vita. Ofelia è la perfetta incarnazione di questo sentirsi fuori posto. È una ragazza che fatica a trovare il proprio spazio in un mondo che sembra non capirla, un mondo che la vuole incasellata in ruoli che non le appartengono e che lei non riesce ad accettare. Si parla anche di potere, quello che non è fatto di grandi battaglie o magie esplosive, ma è la capacità di resistere, di andare avanti nonostante tutto, di sopravvivere. È la forza di ritagliarsi uno spazio per essere davvero se stessi, anche quando sembra che il mondo intero cerchi di cancellarti. Il romanzo esplora anche il tema delle maschere sociali, quelle che indossiamo ogni giorno per apparire come ci si aspetta, per appartenere a un gruppo o a un contesto. Parla di appartenenze che spesso non scegliamo, e della fatica di affermare la propria identità in mezzo a tutto questo.
In conclusione, Fidanzati dell’inverno è molto più di una semplice saga fantasy. È una riflessione intensa sulla solitudine, sull’identità e sul peso delle aspettative che ci portiamo addosso. Christelle dà voce a personaggi fragili e riservati, ma capaci di una forza silenziosa e autentica. La storia di Ofelia è la storia di chiunque abbia mai sentito il bisogno di trovare un proprio posto in un mondo che sembra non comprenderlo, e di lottare per restare fedele a se stesso. Ascoltare il romanzo in audiolibro è stato un grande valore aggiunto, capace di rendere il viaggio più fluido e coinvolgente, trasformando ogni momento in un’esperienza tanto magica quanto profondamente umana.
VOTO: ⭐⭐⭐, 75

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