
Trama:
Conrad si è fatto da parte perché sente di non poter rendere felice Belly e lei ha iniziato la sua storia d’amore con il meno tenebroso ma anche meno problematico Jeremiah, che ritrova anche al college dove ha, non casualmente, deciso di iscriversi. Circa tre anni dopo, Belly e Jeremiah stanno ancora insieme, si amano alla follia e si preparano a dire addio alla loro vita universitaria insieme: lui sta per laurearsi, lei passerà l’ultimo semestre in un programma universitario di studio all’estero, a Parigi. E Conrad? Lui si è laureato in medicina e ambisce a fare la specializzazione agli ordini di una stimata ma severa dottoressa. Steven, il fratello di Belly, e Taylor, la migliore amica di Belly, vivono intanto clandestinamente la loro storia fatta di amore e rotture. Questo equilibrio è però destinato a spezzarsi proprio mentre si avvicina l’estate, la stagione un tempo preferita da Belly, anche se da quando è morta Susan le cose non sono più le stesse alla casa di Cousins Beach.
Tornare a Cousins Beach con questa terza stagione di L’estate nei tuoi occhi (The Summer I Turned Pretty) per me è stato un po’ come visitare un’altra volta un posto amato, ma che all’inizio ti sembra cambiato, quasi irriconoscibile. Le prime due stagioni mi avevano conquistata: c’era quella magia estiva fatta di emozioni semplici ma vere, di momenti significativi, di legami veri e che senti appartenerti. Stavolta, invece, devo ammettere che i primi episodi non mi hanno convinta: li ho trovati freddi, meno coinvolgenti, e a tratti ho faticato a riconoscere i personaggi così come li avevo lasciati. Sembrava mancasse qualcosa, e mi sono chiesta se avrei ritrovato quell’intensità che mi aveva fatto amare le stagioni precedenti. Per fortuna, con il passare degli episodi, secondo me, la serie ha iniziato a riprendersi. Non dico che tutto funzioni alla perfezione, ma ho ritrovato un po’ di quella magia che cercavo. Alcune scene mi hanno emozionata davvero: il dialogo finale tra i fratelli, per esempio; il momento mamma e figlia, l’episodio 8 con la lettera…e finalmente Belly a Parigi: un sogno, tanto da farmi pensare “speriamo resti lì per sempre” 😂
E a proposito di Belly…continua a essere, secondo me, un personaggio col quale è difficile empatizzare: impulsiva, spesso irritante, capace però di sorprendermi veramente 2 puntate su 11. Molto carina la parte dedicata alla sua vita a Parigi, soprattutto con la presenza di Timo..volevo dire Benito! 😂 Jeremiah, a mio avviso un bel po’ manipolatore, ha avuto uno spazio enorme e a volte mi è sembrato che tutta la trama girasse intorno a lui; alcuni momenti li ho apprezzati, ho ascoltato e assistito con tanta tristezza al rapporto-non rapporto con il padre, sono sincera, ma molti altri li avrei evitati o almeno alleggeriti. Conrad, che avrebbe potuto avere un percorso psicologico interessante, a un certo punto si perde un po’, restando troppo sullo sfondo. Un vero peccato vedere che si smuove solo alla fine della penultima puntata…altro boh! E Steven, che era una delle mie gioie? Si è ritrovato con una storyline affrettata insieme a Taylor, che a me è sembrata poco sviluppata e molto noiosa; poco realistica. Quando hanno chiarito, esattamente? Al centro degli episodi ci sono la crescita personale e il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, con tutte le scelte difficili che comporta: quanto ci si può concedere di sbagliare senza ferire gli altri? Il finale, però, per me è perfetto. Da team Conrad non potevo desiderare altro, anche se devo dire che ho sentito la mancanza di qualcosa in più: una spiegazione, uno sviluppo, quel dettaglio che avrebbe reso il tutto più chiaro e più completo. Sono convinta che il film riuscirà a chiudere meglio i cerchi rimasti sospesi.
Andando più nel dettaglio…
Cousins Beach resta il cuore pulsante della serie. Non è solo una cornice estiva, ma un luogo che racchiude ricordi, cambiamenti e nuove possibilità. È lo spazio delle estati spensierate ma anche quello dove i personaggi devono affrontare le loro paure più grandi. In questa stagione, però, secondo me la regia ha un approccio meno caloroso: le inquadrature sono più fredde, i silenzi a volte si allungano troppo e manca quella scintilla visiva che nelle prime due stagioni rendeva ogni scena quasi un ricordo estivo da custodire. Questo si nota soprattutto nei momenti tra Belly e Jeremiah, pieni di pause e punti morti che rallentano la narrazione invece di darle intensità. L’ episodio 5, diretto anche da Jenny Han, l’autrice dei romanzi originali, mi è piaciuto molto e penso sia dovuto proprio a questo fattore in più. In questo episodio emerge in maniera più chiara il punto di vista di Conrad, con una regia e una sceneggiatura capaci di trasmettere la sua fragilità e le sue emozioni in modo più profondo rispetto ad altri episodi. È uno dei momenti migliori della stagione, dove il racconto diventa davvero personale e toccante. Purtroppo, a contrasto con questo, l’episodio 9 è praticamente inutile: un riempitivo che spezza il ritmo proprio quando la storia avrebbe bisogno di accelerare verso il finale. Il 10? Non mi esprimo. Molto carina la parte dedicata a Belly a Parigi, soprattutto con la presenza di Timo..cioè Benito!
Gli attori, secondo me, sono stati il vero punto di forza: Lola Tung riesce a coinvolgere lo spettatore nella vita di Belly anche nei momenti più irritanti del personaggio. Il suo modo di trasmettere emozioni, di farti sentire confusione, frustrazione e desiderio tutto in un solo sguardo, è impressionante. Nonostante le scelte discutibili di Belly, Lola riesce a renderla credibile, viva e autentica. Christopher Briney è magnetico. Conrad resta spesso sullo sfondo, ma ogni volta che appare cattura l’attenzione: basta un gesto, un sussurro, uno sguardo per percepire la sua complessità, il dolore trattenuto, la fragilità. Nell’episodio 5, diretto anche da Jenny Han, il POV di Conrad prende vita e Briney lo rende incredibilmente intenso: in numerose scene i suoi occhi parlavano per lui. Gavin Casalegno, nei panni di Jeremiah, ha un talento notevole nel rendere credibile un personaggio che, secondo me, a tratti sembra furbo e manipolatore. Sean Kaufman (Steven) e Rain Spencer (Taylor) mi sono piaciuti fin dalla prima stagione: portano sempre freschezza e autenticità nelle scene in cui compaiono. Purtroppo non mi è piaciuto lo sviluppo della loro coppia, ma Steven resta brillante e ironico, mentre la crescita di Taylor, seppur frettolosa, secondo me funziona. Ben inseriti e sempre interessanti gli altri personaggi, con attori che entrano così tanto nei panni di chi interpretano da sembrare loro stessi. Ho apprezzato molto
L’estate nei tuoi occhi continua a trattare temi importanti anche in questa stagione, pur rimanendo un teen-drama. Al centro ci sono la crescita personale e il passaggio dall’adolescenza all’età adulta, con tutte le scelte difficili che comporta: quanto ci si può concedere di sbagliare senza ferire gli altri? Belly, Conrad e Jeremiah vivono emozioni intense, conflitti interiori e momenti di fragilità che li spingono a confrontarsi con se stessi e con chi li circonda. La serie parla anche della gestione del dolore, del senso di colpa, delle incomprensioni e della necessità di comunicare in modo sincero. C’è uno sguardo attento alla famiglia e ai legami fraterni: i rapporti tra i due fratelli e tra madre e figli, come il rapporto tra Belly e Laurel (che ho trovato toccante e realistico) e il dolore del lutto, sono delicati e pieni di sfumature che, secondo me, emergono soprattutto osservando i gesti e i silenzi, non solo i dialoghi. Infine, la stagione offre uno sguardo più da vicino al tema della crescita dei legami romantici e personali: la complessità delle relazioni, le delusioni, i sentimenti contrastanti e la difficoltà di capire chi siamo e cosa vogliamo davvero. Secondo me, però, manca una parte importante del percorso di Conrad: la sua esperienza in terapia. Sarebbe stato interessante vederla, perché avrebbe dato maggiore profondità al personaggio e mostrato in modo più chiaro come affronta le sue fragilità interiori.
Quello che rende speciale L’estate nei tuoi occhi non è solo la storia d’amore o i triangoli adolescenziali, ma il modo in cui ci mostra le emozioni autentiche, i legami profondi che ci circondano e le scelte difficili che ci fanno crescere. Guardando la serie rifletti sulla vita fatta di momenti imperfetti, di errori e fragilità, ma anche di bellezza, coraggio e possibilità di rinascita. Alla fine, L’estate nei tuoi occhi ci ricorda che crescere non significa solo amare, gioire o soffrire: significa imparare a comprendere se stessi e gli altri, e trovare la propria strada anche tra incertezze, dubbi e imperfezioni.
VOTO: ⭐⭐⭐⭐½


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