Recensione romanzo Moonshot di Alessandra Torre.

Trama:

L’estate in cui Chase Stern entrò nella mia vita, avevo diciassette anni. Figlia di una leggenda del baseball, gli Yankees erano la mia famiglia, il loro stadio la mia casa, la loro panchina il mio posto di lavoro. La mia attenzione era completamente rivolta al gioco.
All’inizio Chase era solo una distrazione. Una distrazione dall’incredibile sex appeal, che traboccava da ogni centimetro del suo metro e ottanta. Una distrazione che giocava come un dio e si divertiva come un demonio.
Cercai di stargli lontana, ma non ci riuscii.
Tuttavia non fu quello il mio errore più grande.

La squadra iniziò a perdere.
Le donne cominciarono a morire.
E tutto, nel mio mondo perfetto, andò in frantumi.

Ho iniziato a leggere Moonshot con curiosità mista a cautela: lo sport romance non è uno dei miei generi preferiti e temevo di trovarmi davanti a una storia prevedibile o superficiale. Invece Alessandra Torre mi ha sorpresa più del previsto, anche se la lettura è stata altalenante.

La prima parte del romanzo è stata molto lenta, per me. Tyler e Chase finiscono insieme praticamente subito, senza quel tempo in cui l’attrazione cresce piano piano, senza momenti che ti facciano tifare per loro e sentire la chimica reale. Da lettrice ho fatto molta fatica ad immergermi nella loro storia d’amore. Sembra che l’autrice abbia voluto accelerare tutto, dando più spazio alla parte sport e meno a quella romance.. ma così, lo ammetto, ho perso un po’ il coinvolgimento emotivo. In più, la componente sportiva prende tanto spazio, per un mio gusto personale. Sono cose interessanti, soprattutto per chi ama lo sport, ma qui a tratti sembrano mettere in secondo piano tutto il resto, rendendo la lettura più lenta e meno emotiva. Capisco la centralità dello sport e funziona, ma nella prima parte sembra quasi rubare la scena al romance, che invece avrebbe bisogno di crescere lentamente. Nonostante queste difficoltà, ci sono molti elementi a favore: la scrittura di Alessandra e anche la traduzione italiana è chiara e scorrevole, i personaggi sono caratterizzati in modo interessante, e ci sono i giusti momenti di tensione e flashback. Poi arriva la seconda parte della storia, quella dei “Quattro anni dopo”, e tutto cambia. Qui si vede davvero la differenza, secondo me: Tyler e Chase non sono più gli stessi di prima, hanno vissuto esperienze, sono cambiati, e questo rende le loro interazioni più realistiche. La chimica tra loro, che all’inizio sembrava mancare, esplode ma in modo credibile: c’è attrazione, desiderio, ma anche conflitto, dubbi e ostacoli. La scelta di dividere il romanzo in due periodi narrativi è azzeccata: dà ritmo, mette in evidenza la crescita dei personaggi e crea suspense. L’effetto sorpresa, nella seconda parte, c’è tutto. Quell’elemento mistery prende davvero forma e anche in maniera inaspettata e ti fa finire il libro dicendo “wow!”. Finalmente senti le emozioni dei protagonisti, capisci le loro motivazioni e ti ritrovi davvero coinvolta nella loro storia. Le sfide emotive, le scelte difficili, il confronto con le aspettative altrui e la necessità di prendere decisioni anche scomode rendono la storia viva e credibile. È un libro che parla di sport, sì, ma soprattutto parla di persone, di emozioni vere e di tutto quello che succede quando ci troviamo a dover navigare tra ciò che vogliamo e ciò che dobbiamo fare.

Andando più nel dettaglio…

La scrittura di Alessandra Torre è semplice, chiara e diretta. Nella prima parte tende a concentrarsi molto sugli allenamenti e sugli aspetti sportivi, e questo rallenta un po’ la narrazione, per me. I dialoghi a volte si ripetono, e le emozioni dei protagonisti restano un po’ sullo sfondo. Nella seconda parte, invece, lo stile funziona: scene più dense, dialoghi più incisivi e soprattutto emozioni più evidenti. La lettura diventa scorrevole e coinvolgente, ma diventa anche cruda, più passionale e più emotivamente forte, grazie anche alla componente mistery che aggiunge la giusta tensione e diversi colpi di scena. Sicuramente si fa fatica a smettere di leggere la seconda parte di questo romanzo.

Tyler Rollins, o Ty, è il cuore della storia. Cresciuta praticamente dentro uno stadio di baseball, all’inizio appare chiusa, concentrata sullo sport e poco coinvolta emotivamente, ma già nei primi capitoli emergono piccole sfumature della sua complessità. La vera Ty, quella piena di forza e vulnerabilità, emerge solo nella seconda parte, quando la relazione con Chase diventa finalmente credibile e intensa. Chase Stern, invece, inizia il suo percorso tra le pagine del romanzo come un personaggio ambiguo: le sue scelte a volte sembrano poco coerenti e poco giustificate, ma più si procede nella storia, più diventa interessante e coinvolgente. Funziona, in questo caso, la narrazione in terza persona. Come personaggi secondari, anche se non troppo, abbiamo il padre di Ty, una figura familiare che rappresenta autorità e regole. La sua presenza sottolinea le aspettative e le pressioni sociali e familiari, rendendo più credibili alcune dinamiche della storia. Tobey Grant, invece, con Ty rappresenta un legame funzionale più che romantico. Il loro rapporto è freddo, costruito sulle circostanze e sulle pressioni familiari: un rapporto di squadra più che di cuore, che serve però a mettere in luce la crescita e le scelte di Ty, e il contrasto con i sentimenti veri che prova per Chase, nella seconda parte della storia. Un altro personaggio secondario importante è Dan. Non voglio rovinarvi la lettura quindi di lui dirò semplicemente che ha un ruolo significativo per la parte mistery della storia. Mi è piaciuto molto questo colpo di scena. Ben costruito.

Moonshot esplora diverse tematiche che vanno oltre il semplice sport romance. Dietro a partite, allenamenti e tensioni da stadio ci sono storie di persone reali, con emozioni complesse e scelte difficili da affrontare. Ci sono l’amore e le relazioni complicate, certo, ma anche la crescita personale, i momenti in cui dobbiamo fare scelte che non avremmo voluto, e le conseguenze di quelle scelte. Tutti elementi che rendono i personaggi più veri e la storia più credibile. Al centro c’è la libertà di fare le proprie scelte e la responsabilità di viverne le conseguenze. Ty, ad esempio, si trova a dover fare i conti con decisioni imposte da persone a lei vicine e dal contesto in cui vive. Deve gestire un legame freddo e “funzionale” con Tobey, mentre i suoi sentimenti per Chase restano intensi, complicati e spesso contrastanti con ciò che “dovrebbe fare”. Questo tira e molla tra obblighi, desideri e tensioni emotive è qualcosa di molto reale: chiunque abbia mai dovuto scegliere tra ciò che vuole davvero e ciò che gli altri si aspettano può riconoscersi. Il romanzo parla anche di fiducia, lealtà e rapporti complessi. Nessuno è perfetto, nessuna relazione è semplice: ogni legame porta con sé aspettative, pressioni e la voglia di essere autentici. La componente mistery amplifica queste dinamiche, perché le azioni di persone vicine ai protagonisti hanno effetti profondi, spesso inaspettati, e ci ricordano quanto le scelte degli altri possano cambiare la nostra vita senza preavviso.

In conclusione, Moonshot è una lettura che ti sorprende nel modo in cui ti fa sentire. Non è la velocità della storia o la componente sport a lasciare il segno, ma il modo in cui ti accompagna dentro le emozioni dei protagonisti: i loro desideri, le loro paure, le scelte difficili. Il mistery aggiunge un brivido inatteso in più, ma alla fine è il cuore dei personaggi a restare con te, come se avessi condiviso per un attimo la loro vita. Chiudi il libro e porti con te la loro storia, fatta di coraggio, incertezze e momenti di vulnerabilità che lasciano un segno dentro di te.

VOTO: ⭐⭐⭐,75

Lascia un commento

Restiamo in contatto!